gn_logo_marchio_bianco_oro
gn_logo_marchio_bianco_oro

Famous
blue
raincoat

Famous blue raincoat

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Telegram
Email
“Famous Blue Raincoat”: una meravigliosa canzone di Leonard Cohen, che si presta egregiamente ad un'interpretazione in chiave Voice Dialogue.

Spero di riuscire a spiegarmi. Non ne sono certo: tenterò.

“Famous blue raincoat” è il titolo sia di una poesia di un grandissimo poeta, che di una canzone di un immenso cantautore, entrambi scomparsi sette anni fa, a novembre.

Si chiamavano Leonard Cohen.

Se cerchi su Google il significato del testo, troverai immancabilmente qualcosa del tipo: poesia in forma di lettera, che tratta di un triangolo amoroso terminato da tempo. E, se cerchi bene, troverai anche nomi e cognomi, luoghi e date.

Ciò mi riporta alla mente un’intervista a Bob Dylan degli anni ’60, in cui l’artista sostanzialmente affermava che tutti – fan, colleghi, giornalisti, critici, scrittori – erano sempre prontissimi ad interpretare i suoi testi. Con unico inconveniente: nessuno aveva mai colto neanche alla lontana il vero significato e le vere intenzioni delle sue strofe.

Torniamo a “Famous blue raincoat”: il compagno ufficiale scrive all’altro lui, mentre lei è sempre e solo in sottofondo. Sono trascorsi anni e l’io narrante è ancora in compagnia di lei, mentre chi ha tradito è ormai desolatamente solo.

Perché oggi ti voglio parlare di questo capolavoro di Leonard Cohen? Innanzitutto perché non si vive di solo pane. E poi perché, quando ascoltai “Famous blue raincoat” per la prima volta, fui pervaso da un doppio, intensissimo sentimento: una sensazione di sublime accompagnata da uno straniante senso di smarrimento.

La ascoltai, la riascoltai, poi ancora una volta leggendo contemporaneamente il testo, per accertarmi di aver compreso tutte le parole e, infine, ne cercai il significato sul web. E ciò che vi trovai non mi convinse per niente. Da qui altro smarrimento.

Però, l’attrazione era forte e, pertanto, continuai ad ascoltare, fino a che mi giunse un’intuizione: il grande impatto che il testo aveva su di me nasceva dal fatto che la poesia appariva sensata ai miei occhi, alla mia sensibilità, solo se vista come un mirabile esempio di dialogo interiore tra due sé dell’io narrante (o forse proprio dell’autore).

Da qui la forte attrazione verso il testo e da qui l’iniziale disagio, tipico di chi si confronta con un enigma: sì, così tutto tornava!

Un Sé, generalmente rinnegato, aveva trovato, in un determinato periodo del passato, la forza o l’opportunità di esprimersi, di salire sul palco; una parte trasgressiva, animalesca, sensuale, primordiale, empatica, rapace. E ciò aveva provocato, comprensibilmente, uno sconvolgimento anche su Jane, la compagna del protagonista, alterando i rapporti di coppia.

Esprimendosi, questa “voce” aveva dimostrato di fatto che certe sofferenze, certa cupezza di Jane non erano invincibili, ma potevano essere gestite, compensate, allontanate, curate proprio da quell’energia, sì preesistente, immanente, ma fino a quel momento inespressa. Questo era il dono e il significato del suo passaggio, del suo affiorare, del suo palesarsi.

“And thanks for the trouble you took from her eyes

I thought it was there for good so I never tried.”

Poi, la vita era rientrata nei binari, le varie parti si erano ricomposte, riconoscendosi nei loro ruoli, vantaggi e supremazie: l’assassino, ormai lontano, era diventato fratello, il nemico amico. Ma il lascito di quel ladro gitano, di quel ladro di donne era ancora lì, presente, a distanza di anni e lui, ormai silente, non mieteva più vittime: il poeta lo descrive alla stazione, vestito con un impermeabile logoro in attesa di donne che non scenderanno dal treno o, se lo faranno, non sarà per lui…

E la parte un tempo tradita ed ora “vincente” arriva persino ad incitare l’altro sé a considerare che da troppo tempo vive sterilmente, in un casa solitaria, spersa nel deserto; quasi un invito a manifestarsi di nuovo.

Visto così, il testo acquisiva un significato profondo, una valenza psicologica, una grandezza umana. Per me, ovviamente. E spiegava i troppo stridii di un’interpretazione tanto letteraria, quanto forzata.

Nel tuo personale “Famous blue raincoat”, quali energie si confronterebbero?

Quali sarebbero i loro ruoli?

E quale sarebbe il lascito ancora visibile del passaggio del Sé rinnegato?


P.S.: Ovviamente, ti consiglio caldamente di ascoltare “Famous blue raincoat”; trovo meravigliose le esibizioni di Leonard Cohen a Londra nel 2008 e a Dublino nel 2014, nonché le versioni di Glen Hansard, soprattutto quella con l’accompagnamento di Javier Mas.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Telegram
Email
Picture of Gianfranco Nocilla

Gianfranco Nocilla

Master Certified Coach
Executive & Transition Coach
Voice Dialogue Facilitator

All Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Altri Articoli

Nel racconto “Il guanto”, Šalamov descrive la sua trasformazione fisica e interiore: le mani devastate dal lavoro forzato si rigenerano, ma l’identità che rinasce è la stessa, solo più consapevole e radicata. L’identità non si trova all’esterno, ma attraverso la forza interiore, anche quando tutto sembra perso.
Senza categoria
Gianfranco

Il guanto di Šalamov

Nel racconto “Il guanto”, Šalamov descrive la sua trasformazione fisica e interiore: le mani devastate dal lavoro forzato si rigenerano, ma l’identità che rinasce è la stessa, solo più consapevole e radicata. L’identità non si trova all’esterno, ma attraverso la forza interiore, anche quando tutto sembra perso.

Read More »
Per affrontare le sfide complesse delle organizzazioni moderne, non basta focalizzarsi sulla performance immediata: è invece essenziale comprendere le interconnessioni, le dinamiche e i paradigmi che governano l'intero sistema. Qui il Team Coaching Sistemico esprime tutto il suo potenziale.
Senza categoria
Gianfranco

Ragni e ragnatele

Per affrontare le sfide complesse delle organizzazioni moderne, non basta focalizzarsi sulla performance immediata: è invece essenziale comprendere le interconnessioni, le dinamiche e i paradigmi che governano l’intero sistema. Qui il Team Coaching Sistemico esprime tutto il suo potenziale.

Read More »
"Il codice dell'anima" è il celeberrimo testo di James Hillman, pubblicato nel 1996. Una lettura obbligatoria per coach e tutti coloro che si occupano di sviluppo personale e professionale. Una lettura con chiari e scuri: vediamoli insieme!
Senza categoria
Gianfranco

Il codice dell’anima

“Il codice dell’anima” è il celeberrimo testo di James Hillman, pubblicato nel 1996. Una lettura obbligatoria per coach e tutti coloro che si occupano di sviluppo personale e professionale. Una lettura con chiari e scuri: vediamoli insieme!

Read More »
Voti sproporzionati, metodi non flessibili, ansia da performance, assenza di meritocrazia… Non è un nuovo film distopico, ma ciò che ho osservato anche quest’anno a scuola, in qualità di genitore. Il sistema-scuola necessita di un riorientamento, di cambiare rotta rifocalizzandosi sulla persona e recuperando il senso nobile e profondo della missione educativa...
Senza categoria
Gianfranco

Schola magistra vitae

Voti sproporzionati, metodi non flessibili, ansia da performance, assenza di meritocrazia… Non è un nuovo film distopico, ma ciò che ho osservato anche quest’anno a scuola, in qualità di genitore.
Il sistema-scuola necessita di un riorientamento, di cambiare rotta rifocalizzandosi sulla persona e recuperando il senso nobile e profondo della missione educativa…

Read More »
Un celeberrimo verso di Whitman recita: "Mi contraddico? Ebbene sì, mi contraddico, (sono vasto, contengo moltitudini.)" Secondo Whitman, chi si contraddice non è “difettoso” o “problematico”, ma al contrario ha molto da scoprire su se stesso, molto da mettere in discussione, molto da cambiare, molto da evolversi. Un concetto, questo, molto vicino alla teoria del Voice Dialogue.
Senza categoria
Gianfranco

I contain multitudes

Un celeberrimo verso di Whitman recita: “Mi contraddico? Ebbene sì, mi contraddico, (sono vasto, contengo moltitudini.)”
Secondo Whitman, chi si contraddice non è “difettoso” o “problematico”, ma al contrario ha molto da scoprire su se stesso, molto da mettere in discussione, molto da cambiare, molto da evolversi.
Un concetto, questo, molto vicino alla teoria del Voice Dialogue.

Read More »
Cosa si intende col termine “insight” nel coaching? Quelle intuizioni, quei momenti di illuminazione, quelle epifanie, che permettono al coachee di vedere la propria situazione da una prospettiva completamente nuova. Si tratta di esperienze molto potenti, sia per il coach che per il cliente, grazie alle enormi energie positive e costruttive di cui sono al tempo stesso portatrici ed espressione.
Senza categoria
Gianfranco

Insight

Cosa si intende col termine “insight” nel coaching? Quelle intuizioni, quei momenti di illuminazione, quelle epifanie, che permettono al coachee di vedere la propria situazione da una prospettiva completamente nuova. Si tratta di esperienze molto potenti, sia per il coach che per il cliente, grazie alle enormi energie positive e costruttive di cui sono al tempo stesso portatrici ed espressione.

Read More »

Le 3 fondamenta del processo di TRANSIZIONE

La Transizione è il passaggio da uno stato all’altro, è cambiamento, trasformazione, evoluzione.

Inizia il tuo personale viaggio verso il cambiamento, la soddisfazione, il successo che meriti.

Vuoi ottenere il Cambiamento che Desideri in Tempi Record?

Ti aiuto a fissare i Tuoi Obietti in modo Efficace e a Orientarti verso la TRANSIZIONE che desideri.

PRENOTA una call Gratuita con me

.

INFORMATIVA

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.