
Che disgrazia l’AI!
Un’esplorazione dell’impatto dell’intelligenza artificiale sul coaching professionale, tra opportunità evolutive, rischi etici e l’irriducibile valore della relazione umana.
Un paio di settimane fa scrivevo che “gratitudine” è la parola che meglio rappresenta il mio sentire dell’ultimo periodo: una sensazione che, negli ultimi tre o quattro anni, si è andata via via intensificando e che ormai fa parte del mio quotidiano.
Mi capita di sperimentare la gratitudine più volte al giorno, talvolta di fronte a gesti apparentemente insignificanti, altre volte mentre ammiro i colori pastello dell’alba sostituire il grigio della notte; molto spesso quando sono a contatto con la natura, in ogni sua forma, magari anche solo con le umili piante grasse del mio balcone; quando sono esposto a sentimenti ed emozioni che reputo veri, all’arte, alla grande musica; quando sono in compagnia di bambini, animali, persone anziane. E ogni volta che la provo, sono felice e ringrazio a mia volta.
Ciò che sto per scrivere non vuole essere presuntuoso o autoreferenziale: mi reputo e mi reputerò sempre un apprendista, con tutta la strada, in salita, ancora da percorrere. A mio avviso, la gratitudine è una forza trasformatrice, segno inequivocabile che abbiamo superato un livello nella nostra crescita personale. È la manifestazione di un equilibrio interno – sempre dinamico, come tutto nell’universo! –, ormai affrancatosi dalle performance, dalle prestazioni tangibili, e che ci avvicina alla soddisfazione del bisogno più alto dell’uomo, quello della crescita spirituale.
Se dovessi descriverla, direi che la gratitudine è una connessione emozionale, ma non un sentimento isolato: è parte di un percorso interminabile di consapevolezza, di comprensione di sé, che culmina nella sensazione di unione con l’intero universo. E questo senso di unità, di Unione con il cosmo, è proprio l’obiettivo di tante pratiche spirituali, dalla mindfulness alla meditazione, dalla preghiera a talune scuole esoteriche; tutte pratiche che, anche intuitivamente, per definizione, se svolte in gruppo, aumentano la loro potenza. Ce lo insegnava, tra gli altri, il filosofo e divulgatore armeno Georges Ivanovič Gurdjieff, per il quale la vera comprensione si manifesta solo attraverso l’esperienza comunitaria vissuta, e non attraverso concetti teorici studiati in maniera individuale.
E quando si accede a tali livelli elevati di comprensione e connessione, avvengono degli shift, si riesce a percepire altro oltre a corpo e mente… E proprio qui entrano in gioco la compassione e la gratitudine: se riusciamo a sperimentare la connessione profonda con tutto e con tutti, il nostro essere si apre naturalmente alla compassione e la gratitudine diventa la risposta naturale a un mondo che percepiamo non più come un insieme di entità separate, bensì come un tessuto interconnesso di esperienze e relazioni.
In conclusione, la gratitudine è più di un semplice ringraziamento: è l’effetto di un viaggio interiore che ci porta verso la consapevolezza profonda, la compassione e la comprensione della nostra vera natura, allontanandoci dalla performance, dalla reattività, dalla competizione, ancorandoci nel qui e ora. Così, si riconosce che ogni respiro, ogni suono, ogni sfumatura di colore, ogni emozione, ogni sensazione, ogni sentimento, ogni forma di vita sono parte di un quadro più grande, per quanto intricato e incomprensibile. Che non occorre comprendere.
Di questo viaggio verso la consapevolezza e verso ciò che di bello e rilevante ne consegue, il Coaching e il Voice Dialogue possono essere due elementi fondamentali, due fenomenali acceleratori: contattami per saperne di più!
C’è una sostanza pensante da cui procedono le cose tutte e che, nel suo stato originale, permea, compenetra e ricolma gli interspazi dell’universo. Un pensiero in tale sostanza produce la cosa dal pensiero immaginata. […] Si può riuscire ad essere in piena armonia con la sostanza informe, solo nutrendo, per i benefici che da essa ci vengono prodigati, una viva e sincera gratitudine. […] L’uomo può rimanere sul piano creativo soltanto unificandosi con l’intelligenza informe per mezzo di un continuo e profondo sentimento di gratitudine.
Roberto Assagioli
Master Certified Coach
Executive & Transition Coach
Voice Dialogue Facilitator
Un’esplorazione dell’impatto dell’intelligenza artificiale sul coaching professionale, tra opportunità evolutive, rischi etici e l’irriducibile valore della relazione umana.
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