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LE SETTE REGOLE
PER AVERE SUCCESSO

le sette regole per avere successo

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Nella mia intera vita di grande lettore, credo di aver ceduto solo tre o quattro volte alla tentazione di leggere un best seller, ricevendo generalmente la conferma che si trattasse di una grande boiata.

E, similarmente, ho sempre disdegnato quelle americanate di liste di regole “definitive”: le cinque regole per dimagrire mangiando, le undici regole per diventare ricchi senza lavorare, le sette regole per diventare muscolosi senza fare attività fisica e chi più ne ha, più ne metta. E “Le sette regole per avere successo” di Stephen Covey parte svantaggiato ai miei occhi, soddisfacendo entrambe le condizioni negative: è certamente un best seller, ed apparentemente propone una lista di regole.

Eppure, senza esagerazione, si tratta di un testo che mi ha permesso di cambiare radicalmente la visione e il mio approccio verso molti aspetti della vita, sia lavorativa che privata.

Cominciamo dal titolo dell’edizione italiana. Si tratta di una pessima traduzione del titolo originario: “The seven habits of highly effective people”, che vuol dire proprio un’altra cosa, ovvero le sette regole che accomunano le persone eccezionalmente efficaci, tra le tante altre che sicuramente possiederanno. Quindi, è un testo che tratta di approcci, di disciplina, di filosofia di vita, non certo di regole, rispettate le quali, si arriva dritto al successo.

Tra l’altro, quale sarebbe il significato oggettivo della parola “successo”? No, non voglio filosofeggiare, ma “successo” vuol dire tutto e niente, a seconda del momento storico, della persona, della società, delle condizioni del momento, delle sofferenze del momento, dei modelli, ecc. Stephen Covey, qui, ce lo spiega bene e, infatti, sceglie di parlare di efficacia, concetto che si può collegare a degli indicatori, rendendola quindi misurabile ed oggettiva.

Torniamo al libro: pubblicato per la prima volta nel 1989 da Stephen Covey – manager, professore, autore nato nel 1932 e scomparso nel 2012 – “The seven habits of highly effective people” subito divenne subito un best seller globale. Ormai, è definibile un “long seller”.

Di che si tratta? In superficie, di una serie di principi relativi alla vision personale, alla leadership, alla gestione, alla comunicazione e alle relazioni. Più in profondità, propone una determinata disciplina di vita, un percorso di sviluppo personale prima che manageriale, ovvero un modo di vivere. Ma oggi qui non parlerò del libro: se ti interessa, lo puoi leggere e arriverai alle tue personali conclusioni, che mi farebbe molto piacere che condividessi con me.

Cosa mi ha insegnato questo testo?

Innanzitutto un principio che mi ha letteralmente cambiato la vita: il “win-win”, che cerco di trasmettere da anni ad assistenti, colleghi, figli, e – se occorre e se le condizioni lo consentono – propongo ai miei coachee.

Si tratta di un sovvertimento totale dei principi di vita e di lavoro individualistici, imperanti dal dopoguerra e diventati sempre più radicali anno dopo anno: progettare, cercare, costruire la posizione di reciproco interesse e vantaggio. Quindi, fiducia, rispetto, paradigma di abbondanza. E non-violenza, aggiungerei io.

La saggezza di Stephen Covey si palesa non solo nei principi e nella loro descrizione, ma anche in frasi lucide come: “il paradigma vinco/vinci può sopravvivere in un’organizzazione soltanto quando i sistemi lo sorreggono. Se parlate in termini di vinco/vinci, ma il sistema premiante è secondo la formula vinco/perdi, avrete un programma perdente”. Questo esempio ti dà subito un’idea di come Covey non sia un teorico astratto, ma conosca molto bene la vita aziendale, le relazioni, padroneggi e proponga uno sguardo sistemico, mettendo in guardia da tranelli o superficialità, e sempre – dico sempre – spingendo positivamente alla consapevolezza e all’impegno.

Parlo di consapevolezza e di impegno, perché – tornando all’esempio del win-win e della chiosa sul sistema che lo debba sorreggere –, Covey incita ad avere una visione sistemica, ad individuare il VERO sistema sotteso e ad impegnarsi per modificarlo, nel caso in cui non sia già genuinamente e sinceramente a favore dell’efficacia e dello sviluppo, della fiducia e del rispetto.

Ci sono certamente altri grandi apprendimenti, come la distinzione, fatta propriamente a inizio del libro, tra “carattere etico” e “etica della personalità” e disquisizioni sulla sfera di coinvolgimento e sfera di influenza, sulle priorità, sulla pianificazione, sull’empatia, ovviamente sulla sinergia, sul percorso dalla dipendenza all’indipendenza e da qui all’interdipendenza: una miniera!

 

A cosa pensi, quando parli di “successo”?

A tuo avviso, oggigiorno, quali sono i difetti dell’approccio “win-win”?

E i pregi degli approcci “win-lose” e “lose-lose”?

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Gianfranco Nocilla

Master Certified Coach
Executive & Transition Coach
Voice Dialogue Facilitator

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